A Research Paper By Carlo Carcano, Transformational Coach, ITALY
Liberazione E Manifestazione Nel Coaching
Nella mitologia induista, l’universo è creato dalla danza tra due divinità: Shakti e Shiva.
In termini filosofici e spirituali: Shakti è colei che dà la vita, è amore che rivela, è la forza della creazione. Shiva è pura coscienza senza forma, potenziale divino, beatitudine, è la forza della espansione.
Manifestazione è Shakti in azione. È il processo di creazione, che colloca qualcosa nello spazio e nel tempo. Dal non-essere all’essere. Da una potenzialità infinita verso una forma finita. Potremmo visualizzarla come una corrente discendente, dal cielo alla terra.
Liberazione è Shiva in azione. È lo spostare qualcosa dal tempo e dallo spazio ad una dimensione “altra”, da una forma definita verso una potenzialità espansa, infinita, universale. Una corrente ascendente, dalla terra al cielo ed oltre.
Shakti e Shiva si cercano continuamente, non possono esistere l’uno senza l’altra; si dice che non smettano mai di fare l’amore. L’universo nasce appunto da questa danza.
Nel sistema dei chakra siamo pieni, vitali e completi quando entrambe le correnti, discendente e ascendente, attraversano i centri energetici del nostro corpo in un flusso continuo.
Liberazione E Manifestazione Definizioni
Nel contesto della crescita personale, in processi di gruppo e in relazioni di supporto come il coaching queste due direzioni si esprimono in modi evidenti e ben definiti.
Manifestazione è la strada che ci muove da ideali, ispirazioni, idee, intuizioni e sentire verso azioni e realizzazioni tangibili.
Per esempio è la direzione che segue uno scultore nel dare forma alla sua opera: dalla coscienza cosmica all’ispirazione, all’idea, al progetto, allo scolpire la pietra, fino all’opera finita, che possiamo vedere e toccare.
Senza manifestare restiamo sognatori che volano, pieni di idee ma persi nel vuoto.
Per manifestare dobbiamo porre dei limiti, definire strutture, stabilire confini.
La manifestazione dona presenza, struttura, forza, pace, stabilità; è come piantare radici nella terra.
Liberazione è la strada che muove da costrizioni, ripetizioni, abitudini e concezioni limitanti verso più ampi livelli di azione, ispirazione, verso un potenziale senza fine.
Per esempio è la direzione che potrebbe seguire chi guarda una scultura: la vede, la tocca, nascono pensieri, emozioni; si espande la sua connessione con l’artista, magari con le emozioni di altre persone e di altre epoche; si aprono ricordi o desideri, il tempo smette di essere lineare, passato-presente-futuro si mescolano; potrebbero nascere intuizioni e ispirazioni; potrebbe aprirsi una sensazione di unione col tutto, che attraversa spazi e tempi.
Senza liberazione restiamo chiusi, sordi, immobili, prigionieri di paure e routine psico-fisiche che tolgono energia.
Per liberare dobbiamo aprire, lasciare andare, accogliere con fiducia l’ignoto.
La liberazione porta energia, eccitazione, esaltazione, novità, estasi; è un librarsi di infiniti uccelli in volo.
Nei paragrafi successivi esamino in tre casi differenti modalità con cui manifestazione e liberazione si esprimono nei percorsi coaching.
Primo Case Study: Verso la Manifestazione
Già dalla sessione di discovery Lorenzo esprime con chiarezza e sicurezza quelle che definisce “Vision e Mission”. La Vision che dichiara è: “creare un mondo collaborativo che colleghi Spirito e Materia”. La Mission è: “essere canale di luce, per valorizzare e portare fuori la luce degli altri”. Obiettivi molto ampi e ‘alti’, tipici di un punto di vista ‘liberato’.
A fianco di questa chiarezza, tuttavia, esprime la sua difficoltà nel realizzare i progetti legati alla sua visione e una difficoltà a ottenere un’autonomia economica, che gli permetterebbe di sentirsi “libero” e dare realtà alla missione.
“Non ho realizzato una mazza”, dice Lorenzo. Cerca nel coach “qualcuno che mi tiri le orecchie” e che lo aiuti a concretizzare. Decidiamo di iniziare con un percorso di 8 sessioni settimanali, con l’obiettivo di avanzare nella scrittura del libro che è in cantiere da tempo.
Nella terza sessione prende consapevolezza di questa tensione interna: “l’autonomia economica mi darebbe la libertà, ma nel cercare l’autonomia economica non mi sento libero.” Nonostante questo attrito interiore, sente comunque che cercare costanza nel fare è l’obiettivo da perseguire.
Durante le sessioni mettiamo a punto una pratica di supporto che lo aiuta a creare costanza. Ha individuato obiettivi specifici che gli danno energia e sente necessari per costruire la sua autonomia (portare avanti il libro che sta scrivendo, fare esercizi di gratitudine, realizzare video interviste per il suo blog) e ogni sera mi invia un report dandosi un voto su ogni obiettivo, rispondendo alla domanda: “quanto ho fatto del mio meglio per realizzare questo obiettivo?”
Col passare delle settimane, si concentra sulle azioni quotidiane, e nelle sessioni riconnettiamo queste azioni, i piccoli fallimenti e i successi, all’energia della sua Mission e Vision.
All’ultima sessione la stesura del libro è terminata. Lorenzo riassume così una consapevolezza acquisita: “la prima cosa importante è creare una mia autonomia economica passo dopo passo, perché mi aiuterà ad essere conosciuto e potrò poi essere più utile al mondo. Più ho chiarezza sulle cose da fare, più aumenta la mia speranza nel futuro.”
La prospettiva si è invertita, o armonizzata con la direzione opposta. Da un inizio in cui Visione e Missione erano punti di partenza altissimi, espansi, ma lontani dal fare, Lorenzo è arrivato a sentire che la costanza nelle azioni giornaliere lo porterà naturalmente a realizzare la sua missione. Sta collegando Materia e Spirito: per arrivare al cielo lavorerà la terra.
Secondo Case Study: Verso la Liberazione
All’inizio di una sessione flash di 20 minuti, Giuliana porta un obiettivo molto specifico: decidere la data di consegna di un progetto. È tutto pronto, ma ciò che la spinge ad usare il coaching come supporto a questo semplice obiettivo è che tende a procrastinare, a pensare che forse non è tutto così perfetto, ad aspettare un immaginario ‘momento giusto’ per consegnare.
Giuliana è una persona energetica, con grande capacità di lavoro e naturalmente efficace nel portare a termine azioni anche impegnative. Riconosce però che la sua capacità di realizzare si nutre dello stress legato alla preoccupazione del giudizio degli altri. L’approvazione esterna è importante. “Non puoi suonartela e cantartela da solo”. A volte si sente “una frode”, una voce dentro lei a volte la interroga: “ma chi sei tu per fare questo? Chi ti dà il credito?” Riconosce che opera al meglio “quando il livello di competizione è alto”.
Allo stesso tempo dice: “se sono onesta nessuno mi può dire niente”. E sente anche che vorrebbe smettere di avere paura e godersi l’entusiasmo che la anima.
Dopo un’esplorazione rapida delle opzioni possibili, la sessione si chiude con l’obiettivo pienamente raggiunto: la data è decisa. (Ancora prima di quella data riceverò da Giuliana un messaggio che dice: “consegnato!”)
Tuttavia, alla classica domanda: “cosa hai imparato di te?”, Giuliana risponde con un’energia più assorta di quella che la contraddistingue abitualmente. “Sono troppo nel fare e mi dimentico del sentire”, dice. Ha ricontattato più profondamente quella parte di sé che vuole liberarsi della sindrome dell’impostore. Sente che quella insicurezza la danneggia, quel bisogno di autorizzazione esterna le toglie energie, anche nell’efficacia professionale. Si sente più ampia della sua paura di essere giudicata per una azione imperfetta. Sente che vuole fare un lavoro per liberarsi.
La mia sensazione da coach era che Giuliana non aveva bisogno di me per l’obiettivo dichiarato, ma potevo esserle utile come specchio su qualcosa di più ampio. ‘Giocando’ a raggiungere un piccolo obiettivo, ha espanso lo sguardo, la consapevolezza e il sentire. So che intraprenderà un viaggio di liberazione, magari attraverso una terapia o con altri strumenti. Coi piedi a terra è tempo per lei di guardare anche i cieli.
Terzo Case Study: la Danza Delle Due Correnti
Angelo, è un uomo di 40 anni, per lui ho custodito due distinti processi di coaching nell’arco di due anni. Quando mi contatta la prima volta, lavora con successo come programmatore freelance. Accanto a questo ha finito una formazione in kinesiologia e vive un momento di espansione delle sue passioni. È naturalmente una persona positiva, che si accende di entusiasmo ed è capace di realizzare.
All’inizio del percorso porta la consapevolezza di un aspetto di sè che vuole trasformare: “davanti agli altri mi limito, non sono autentico, non sono pienamente me stesso”.
Inoltre porta un’altra consapevolezza: “manco di concretezza: mi entusiasmo per qualcosa, inizio, mi stufo, passo ad altro”.
È una doppia chiamata: una alla liberazione, una alla manifestazione.
Sceglie di lavorare sulla prima. Lentamente installa nuove abitudini: momenti di auto ascolto, un diario giornaliero, oggetti e pratiche che aumentano la presenza nel quotidiano. Con questi strumenti Angelo cresce in consapevolezza di quali sono i suoi patterns e impara settimana dopo settimana ad esprimersi con più autenticità in situazioni relazionali del quotidiano. Si sente più “liberato, creativo, ispirato, leggero”.
Questa leggerezza attiva in Angelo un dialogo coi personaggi interiori che rappresentano le chiamate che sente: al Programmatore (razionale, risolutore di problemi, efficace) si affiancano il Kinesiologo (fluido, in ascolto sottile, che lascia accadere) e il Falegname (grande passione di Angelo, a cui vuole dare sempre più spazio). L’ispirazione creativa di questo dialogo lo porta gradualmente a definire un obiettivo a medio termine: entro un anno vuole lasciare il lavoro di Programmatore (che non lo fa sentire realizzato e prende troppo spazio), espandere il Kinesiologo per renderlo la sua principale professione e creare una cantina-laboratorio per il Falegname che è la sua passione “pura”.
Con questa energia focalizzata su un piano d’azione decide di concludere il percorso nel numero di sessioni pattuito all’inizio.
Da coach sento che non c’è ancora solidità nell’accountability, che la corrente della manifestazione non è ancora potente, ma in fiducia accolgo la sua scelta di concludere il percorso.
Dopo 7 mesi torna per un nuovo percorso.
Il piano d’azione precedente si è dissolto, nessuna manifestazione. C’è stato però un enorme movimento di liberazione: ha fatto un cammino a piedi in solitaria, ha concluso la relazione sentimentale in cui stava da dieci anni (“era quello il peso principale, faticavo ad ammetterlo a me stesso, ma lo sapevo: frenava ogni azione, ero senza capacità di uscire, non ero felice”), ha cambiato casa, ha iniziato una nuova relazione appagante.
Il movimento di liberazione è stato travolgente. Dice: “tutto il percorso di coaching fatto insieme e il cammino da solo, compreso il piano d’azione non messo in atto, sono stati come una molla per uscire dalla relazione e muovere tutto il resto”.
Ora chiede al coach un supporto per un movimento pratico: ha capito che non vuole lasciare il Programmatore (“mi piace, posso scegliere io come farlo”), e sta già praticando lavoro come Kinesiologo. Ma dice: “mi manca struttura, azione efficace”.
Si torna dunque alla prima, originaria chiamata alla manifestazione, ma questa volta l’energia è diversa, potente, direzionata.
Il secondo percorso di coaching è dunque tutto un piano d’azione, ma in piena connessione con l’energia di espansione liberata negli ultimi mesi.
Nei due percorsi con Angelo ho visto le due correnti sempre in movimento evidente: si sono alternate a onde più brevi nei primi mesi, poi quella di liberazione ha preso il timone muovendo un cambiamento espansivo notevolissimo, per poi lasciare il passo a un’energia di manifestazione potente e focalizzata.
Come coach il senso di ispirazione e gratitudine è profondo. L’impressione è di assistere, da una visuale privilegiata, alla danza misteriosa di queste due divinità.
Bibliografia
Danielou Alain, Mythes et dieux de l'Inde, Éditions du Rocher, 1969 – (Miti e dèi dell'India, RCS, 2002)
Goodman Lion e Judith Anodea, Creating on Purpose, Sounds True, 2012
Judith Anodea, Eastern Body, Western Mind, Psychology and the Chakra System as a Path to the Self, Celestial Arts Publishing, 1996 - (Il Libro dei chakra, Neri Pozza, 1998)
Judith Anodea, The Wheels of Life, Llewellyn Publications, 1999 – (Chakra ruote di vita, Macro, 2015)
Ravindran Sujith, The Shiva Code, 2010 – (Maturità maschile, Anima Edizioni, 2011)
Ravindran Sujith e Salvadori Fabio, Impatto, Ayros, 2021
Vanderpol Leon, A Shift in Being, Imaginal Light Publishing, 2019