A Research Paper By Giovanna Francesca Golia, Business and Transformational Coach, ITALY
Coaching per Le Neo-Mamme: WHY, HOW, & WHAT
Nel mondo aziendale si sta diffondendo una crescente attenzione rispetto alla tematica del Maternity Coaching, soprattutto in Paesianglofoni, come Regno Unito, Australia e Stati Uniti d’America. Nel corso degli ultimi anni si sono susseguite diverse ricerche rispetto al rientro al lavoro delle donne in seguito alla maternità e anche in Italiavengono offerti dei percorsi di orientamento e di coaching per le donne dopo il periodo dell’astensione dal lavoro, nonché per soddisfare i requisiti di politiche di Diversity, Equity &Inclusion. Una ricerca condotta in Sud Africa nel 2021 dal titolo Professional women and maternitytransitionha consentito di elaborare un modello denominato Maternity Transition Coaching Model, secondo cui, in prima istanza, si individuano 3 diversi momenti della transizione da donna a madre a madre lavoratrice,riconducibili ai rispettivi periodi di gravidanza, maternità e rientro al lavoro. Il modello suggerisce un percorso di coaching di 6-8 sessioni da distribuire durante le 3 diverse fasi, finalizzato a supportare la donna durante l’intero periodo della trasformazione.
Nonostante ritenga che tali fasi siano estremamente interconnesse e che un percorso di coaching all’insegna dellacontinuità possa essere molto efficace, il presente documento si rivolge solo al momento cruciale della transizione da donna a madre (mi piace usare il termine mamma), dove il coaching può essere una grandissima risorsa cui attingere per sostenere ciascuna donna che diventa mamma per la sua prima volta nel costruire una propria, unica e nuova identità.
A prescindere da quanto sia stata facile o complessa la gravidanza e dal fatto che la donna lavori o meno, che sia un top-manager, una studentessa o una casalinga, la maternità porta tutte le donne a fare i conti con quello che definisco come un cambio di stato, da monade a diade, rispetto a cui un percorso di coaching può essere straordinariamente utile per trovare dei riferimenti su cui costruire un mondo nuovo e inesplorato, attraverso una prospettiva generativa, arricchente e capace di creare senso e valore per sé.
Ispirandomi al modello del Golden Circle di Simon Sinek, nelle pagine seguenti ho sviluppato una mia personale visione di un approccio di coaching per le neomamme, declinato sulle tre dimensioni del WHY, HOW, WHAT, senza alcuna pretesa né di ambizione né di esaustività.
IL COACHING PER LE NEO-MAMME: WHY
La grandezza non consiste nell’essere questo o quello ma nell’essere sè stessi; e questo ciascuno lo può, se lo vuole. (Soren Kierkegaard)
Dal mio punto di vista, i principali elementi con cui si confronta ciascuna donna quando diventa mamma sono i seguenti:
- Identità: individuare i connotati di una nuova identità, legata al cambio di stato, è un processo complesso, a volte contorto, fatto di tentativi ed errori, di picchi e di valli, dove non si può, a differenza della vita trascorsa fino a nove mesi prima del parto, scegliere se aderire o meno ad un progetto, definire come gestire il proprio tempo libero, prendere delle decisioni e far sì che le cose accadano. Inoltre,talvolta ci si trova a confrontarsi con dei role-model (la propria madre, la suocera, la cognata, la migliore amica, la collega o il capo) che non sono convincenti né ispiranti, per cui a volte ci si appiattisce conformandosi, a volte ci si adegua, altre volte ci si forza rispetto a dei modelli che non aderiscono a ciò che una persona sente di essere o vuole essere.
- Evoluzione: la maternità è ben altro e ben oltre un processo di cambiamento; si tratta di un vero e proprio viaggio trasformativo che evolve continuamente e che richiede una profonda revisione e rivisitazione delle priorità, dei valori, delle ambizioni e di percezione del sé, secondo un flusso vorticoso che combina più dimensioni e con un ordine non prestabilito.
- Interdipendenza: uno dei principali risvolti pratici dopo la nascita di un figlio, specialmente in caso di allattamento al seno, è che in molti casi si perde drasticamente la propria libertà e la propria indipendenza rispetto alla gestione tempo, al corpo, alle abitudini, alle funzioni basiche, quali il sonno, il cibo o la possibilità di farsi un bagno caldo. Fino a che non lo si sperimenta, è davvero molto difficile abituarsi aquel legame di reciproca dipendenza tra mamma e bebè e capita sovente che si venga sopraffatte da impotenza, sconforto o ansia. L’impatto dell’interdipendenza è molto forte specialmente nei primi tre mesi di vita del neonato, sebbene si possa avere la sensazione che sia una condizione permanente, soffocante o immodificabile.
- Solitudine:la tempesta ormonale cui ogni donna è sottoposta durante la gravidanza e l’oceano di emozioni che si provano come neo-genitore, dentro la coppia e come nuova famigliaa volte possono generare alcuni momenti di fragilità emotiva, di durata e frequenza variabile. A prescindere dagli stati d’animo, di timore, serenità o appagamento, una neomamma si trova improvvisamente sola a casa con il bebè, per diverse ore al giorno, magariin totale discontinuità con una vita precedente piena di impegni e di varietà di stimoli. La presenza di un parente o di una tata non sempre è possibile; le amiche che non vivono lo stesso momento non sono disponibili quando se ne sente il bisogno o,magari, qualora lo fossero, il bebè reclama l’attenzione della mamma, con il risultato di non poter condividere il proprio vissuto con altri. D’altra parte, rompere una routine di relazioni, argomenti, stimoli, eventi può risultare difficile da accettare ed accogliere.
- Ricerca di equilibrio: il multitasking cui la vita da neomamma sottopone, lo stress e la stanchezza fisica, il bioritmo del neonato, la cura ed il tempo per sé sono le sfide importanti e che espongono la mamma a “stringere i denti” per i primi tempi senza poter conoscere la durata esatta dei “termini del contratto”, data l’imprevedibilità e la continua evoluzione dello scenario. Si avverte un bisogno profondo di connettersi con una nuova sé ma non si sa da dove cominciare, quando poterlo fare o su chi contare.
Riconoscere ciascuno di questi fattori e affrontarli attraverso il coaching può sostenere ciascuna donna in questo viaggio dentro e fuori di sé per il quale ognuna non può mai essere “abbastanza pronta” e rispetto a cui si interroga spesso se sia “abbastanza brava” per affrontarlo.Inoltre non va trascurato che, da un punto vista culturale, viviamo in un Paese in cui la famiglia rappresenta un valore fondante della società ed è ancora molto solida e radicata la visione per cui una madre dedita all’accudimento dei figli piuttosto che concentrata sulla carriera sia socialmente apprezzata all’interno del contesto parentale, amicale, scolastico ed anche medico (anchenegli studi pediatrici si vedono quasi esclusivamente donne ad accompagnare i figli anche dopo il primo anno di vita!). Pertanto, il coaching può portare notevoli benefici alle mamme clienti, per superare lo stereotipo della madre-perfetta e consentire a ciascuna persona di essere semplicemente sè stessa, quanto madre tanto quanto donna.
IL COACHING PER LE NEO-MAMME: HOW
Non abbiamo bisogno della magia per cambiare il mondo: abbiamo già dentro di noi tutto il potere di cui abbiamo bisogno, abbiamo il potere di immaginare le cose migliori di quelle che sono. (J.K.Rowling)
Il modello che propongo per far sì che, attraverso il coaching, ciascuna donna trovi la propria nuova identità di mamma si basa sui seguenti punti:
- Vulnerabilità. Riconoscere che la perfezione non esiste, non si possono avere tutte le risposte rispetto ai dubbi e alle difficoltà che ogni giorno si incontrano, gli errori sono inevitabili, si navigano emozioni forti, sia positive che negative, occorre essere gentili, grate per ciò che si è e che si ha e non giudicanti verso di sé.
- Scoperta. Assumere che le risposte, le strategie e le soluzioni sono in continua evoluzione, focalizzarsi sulle conquiste piuttosto che sulle certezze, mettere in discussione ciò che non funziona attraverso nuovi traguardi da raggiungere, celebrare le piccole e grandi vittorie ed alimentare con curiosità la voglia di sperimentare.
- Qui ed ora. Abbandonare tutte le convinzioni limitanti del tipo “si deve” o “mi hanno detto di”, “tutte le mamme” e le generalizzazioni dei “sempre” e dei “mai” e focalizzarsi sullo specifico momento facendo uno zoom rispetto ad una situazione concreta, esplorare le emozioni, i pensieri, gli ostacoli per facilitare l’individuazione di alternative tra le possibili azioni da avviare.
- Creatività. Scoprire i propri talenti come mamma, in continuità o discontinuità con quanto si conosce di sé, attingere da esperienze altrui se può servire e al contempo seguire le proprie intuizioni, combinare pezzi diversi provenienti da fonti differenti, continuare a trovare la propria ed unica autenticità, usare l’ironia per sdrammatizzare.
IL COACHING PER LE NEO-MAMME: WHAT
Abbiamo due vite, e la seconda inizia quando ci rendiamo conto che ne abbiamo una sola. (Confucio)
In questa ultima sessione del documento riporto alcune possibili tecniche di coaching, che spaziano tra esercizi, domande e strumenti, da utilizzare per affrontare ciascuno dei quattro punti del modello espressi nel paragrafo precedente.
Vulnerabilità.Il nostro essere vulnerabili è, prima di tutto, ciò che ci rende vivi e specialie bisogna trovare il coraggio di riconoscere, in prima istanza, e poi esprimere, successivamente, la propria vulnerabilità agli altri. A tal fine si può usare l’esercizio dei tre cerchi concentrici. Nel primo cerchio si inseriscono le persone nel cuore del proprio cuore, quelle che si sentono più vicine a sé e verso cui si può essere davvero autentici, per avere uno scambio profondo e costruttivo. Nel secondo cerchio si inseriscono le persone vicine e care ma non così intime e nel terzo si posizionano le persone presenti e/o ricorrenti ma più distanti dal punto di vista della connessione. In tal modo si riesce a delimitare il proprio spazio di protezione rispetto agli altri ed individuare come e con chi esprimere la propria vulnerabilità.
Scoperta. Il termine scoperta evoca in sé concetti quali movimento, ricerca e curiosità rispetto a ciò che non si conosce bene o non si conosce ancora.Fondamentale ai fini della scoperta è fare leva sulla gratitudine e sui riconoscimenti rispetto ai progressi svolti e il coach deve sollecitare tale consapevolezza nel cliente. Per tale ambito si possono utilizzare diverse tecniche, tra cui in primis la metafora o la visualizzazione, utili a comprendere il punto di vista del cliente, la sua visione della realtà attuale e per costruire una nuova cornice di riferimento rispetto a cui orientarsi per delle azioni future.
Alcune domande da rivolgere alle neomamme per sostenere il processo di scoperta sono:
- Cosa hai scoperto di te quando sei diventata mamma?
- Quali sono i tuoi talenti naturali in quanto mamma?
- Come vorresti essere ricordata come mamma?
- Cosa ti gratifica di più nell’essere mamma?
- Da quale errore hai appreso di più da quando sei diventata mamma?
- Cosa hai fatto di diverso o di nuovo che ti ha dato soddisfazione?
- Qual è la prossima sfida che devi affrontare?
- Cosa ti occorre/chi ti può supportarti nel raggiungimento dellatua sfida?
- Cosa devi ricordarti di fare o di dire a te stessa durante la prossima sfida?
- Qual è la cosa peggiore che potrebbe accaderti?
Qui ed ora. La maternità, come già espresso, è un cambio di stato, una profonda e continua trasformazione, per cui bisogna resistere con forza alle trappole del confronto con il passato e del conflitto con il futuro. Inoltre, il paragone con il senso comune o le generalizzazioni possono creare ulteriore frustrazione, senza riuscire a superare delle piccole o grandi difficoltà. Restare focalizzati sul presente e su ciò che si vive e si prova nel momento è utile per aiutare a costruire auto-consapevolezza attraverso un’esplorazione di piccoli passi.
A tale proposito il coach può utilizzare delle carte, il cui potere evocativo attraverso l’uso di immagini, domande, aforismi o simboli riesce ad accompagnare la riflessione e a facilitare la crescita della persona, partendo da una specifica situazione da affrontare.
Creatività. La maternità può essere una grandissima occasione per liberare lo spirito creativo che già risiede dentro di sé, ma che non si riesce apercepire ed allenare, per vedere le cose sotto nuovi punti di vista, aprirsi a nuovi percorsi e metterli in pratica. Si possono seguire fonti di ispirazione interne, quali l’istinto, le emozioni, i traguardi raggiunti in termini di esperienza o attingere a fonti esterne, quali i consigli dei professionisti, la conoscenza derivante dallo studio e dalla lettura, le buone pratiche provenienti dalla “community delle mamme”. Quale che siano le sorgenti, attraverso il coaching si può sprigionare il pensiero laterale e fare strada a “quel qualcosa” che non si aveva considerato prima: una via, una scelta, un’ipotesi. In tal modo si riesce a vedere le stesse cose secondo prospettive diverse, individuando collegamenti tra elementi che normalmente non appaiono e anche risulta più sempliceaffrontare le sfide con senso dell’umorismo, ironia e capacità di sdrammatizzare,oltre adun atteggiamento positivo, incline a giocare e divertirsi.
In questo caso, a partire da una sfida concreta che la mamma vuole affrontare si potrebbe utilizzare la tecnica dei 6 cappelli per pensare di Edward De Bono e far esprimere le diverse alternative/prospettive di emozione e di comportamento, analizzandole singolarmente prima di individuare quella che potrebbe essere la strategia vincente.
- Cappello Bianco: quali sono i fatti e i dati della situazione?
- Cappello Giallo: quali sono tutti i possibili vantaggi per te?
- Cappello Verde: cosa potresti fare di nuovo o diverso?
- Cappello Rosso: quali emozioni sono coinvolte? Cosa significano per te?
- Cappello Blu: cosa devi fare per gestire la situazione? Cosa deve accadere?
- Cappello Nero: cosa potrebbe andare storto? Che rischi intravedi?
CONCLUSIONI
“Quando nasce un bimbo nasce una mamma” era lo slogan televisivo molto diffuso in Italia negli anni’90. Questa suggestione simboleggia energia creativa, nuova vita e forza generativa e mi sembra adatta per le considerazioni finali di questo documento. La maternità è un inizio, un viaggio in cui si mescolano piani diversi, si provano strade differenti, alcune lineari e spianate, altre contorte ed insidiose. Un percorso di coaching rivolto alle donne che si avventurano in questo viaggio potrebbe essere un’ottima bussola per mappare il territorio e progettare il proprio, unico ed autentico itinerario.
Allego il link di un video a me molto caro, disponibile su youtube, pubblicato nel 2016, in occasione della festa della mamma per descrivere il lavoro più difficile al mondo. https://www.youtube.com/watch?v=jyMZ_LOVcvo
Riferimenti Bibliografici
https://www.linkedin.com/Pulse/Why-Coaching-Moms-Necessary-Ashlee-Johnson/
https://sallyanneblanshard.com.au/2011/02/02/Coaching-And-Motherhood-A-Recipe-For-Success/
The Golden Circle -Simon Sinek Ted Talk - https://www.youtube.com/Watch?V=I-89io5m7lc
Come Gestire la Nostra Vulnerabilità, Diana Tedoldi - Com/Watch?V=xc6xeekb3qo
Sei Cappelli per Pensare, Edward de Bono, 2011
Professional Women and Maternity Transition, Heidi M. Le Sueur, Elaine Boulton, SA Journal of Human Resource Management, 2021