A Coaching Power Tool Created by Elena Carella
(Life Coach, ITALY)
Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare. Lucio Anneo Seneca
Quando i ragazzi sono alla fine di un percorso scolastico e vanno verso il loro futuro ‘sentono’ di trovarsi di fonte ad una scelta importante che richiede impegno e chiarezza. Individuare una strada da percorrere, dopo la scuola, è un passaggio – oserei dire – obbligato: se non si identifica una rotta da seguire, è facile perdersi e trovarsi in un ‘luogo’ che non ci appartiene davvero.
La scelta di un percorso di studi che ci rispecchi e che sia allo stesso tempo coerente con le opportunità che il contesto sociale offre difficilmente avviene a caso.
La scelta dovrebbe essere affrontata per tempo, costruita con pazienza, fiducia, senza dimenticare un pizzico di ‘sfida’, grazie ad un atteggiamento curioso e positivo.
Del resto il momento della decisione rappresenta, in tutti i processi di orientamento al futuro, un punto di snodo cruciale.
Come gli adulti, anche i ragazzi possono operare una scelta consapevole e realizzabile, soppesando vincoli ed opportunità che la realtà offre e accordandoli con ciò che la propria personalità desidera ed esprime.
Incertezza
Quando, attraverso lo schermo del computer da cui mi parlano, guardo i ragazzi alle prese con il loro futuro vedo spesso labbra che si mordono, sorrisi accompagnati a sguardi insicuri, sento fiumi di parole intervallati da eloquenti silenzi. Raccogliere le informazioni su di sé e sulle opportunità che si possono trovare nel mondo è un processo complesso.
Soprattutto sento che i ragazzi si vorrebbero affidare a me, come adulto esperto: essi cercano spesso punti di riferimento ed è normale che manifestino dubbi, ansie e insicurezze di fronte ad una scelta che può influenzare in modo significativo la loro vita futura.
Ma perché scegliere è difficile?
Le ragioni sono diverse e ne cito solo alcune, di tipo soprattutto evolutivo. La scelta di un percorso di studi è forse uno dei momenti più ‘pregnanti’ dello sviluppo di un ragazzo, l’adolescenza.
Gli anni della scuola secondaria, infatti, comprendono un periodo che va dai 13 ai 18 anni, quando sono impegnati ad affrontare un insieme di compiti di sviluppo conseguenti ad una serie di cambiamenti che riguardano l’aspetto corporeo (trasformazione fisica e sessuale), l’aspetto psicologico (sviluppo cognitivo, maturità emotiva, conquista dell’autonomia, costruzione dell’identità), l’aspetto sociale (rapporto con i genitori, atteggiamento verso la scuola, relazione con i coetanei, progetti per il futuro) (Palmonari, 1996).
In questa fase decisionale scegliere il futuro significa lavorare alla costruzione dell’identità, obbliga a riflettere su di sé in termini di interessi, abilità, caratteristiche personali, a fare il bilancio delle esperienze passate, a rivedere il rapporto con la famiglia, il gruppo dei pari, a elaborare un progetto per il futuro. (Pombeni 1994).
Inoltre il periodo che va dai 18 ai 20 anni risponde ad una nuova fase di transizione ed è caratterizzata ancora da forti contraddizioni.
Molte compiti evolutivi sono stati assolti, altri devono essere ancora affrontati e superati. Se prima i ragazzi erano impegnati a rendersi indipendenti dai genitori, ora devono capire il mondo adulto, trovare il proprio posto nella società e iniziare a verificare se e come è possibile realizzare i propri sogni.
Nello stesso tempo è necessario consolidare la nuova identità effettuando una serie di scelte iniziali che riguardano il lavoro, i rapporti personali, i valori, il modello di vita. Tutto questo è sicuramente impegnativo e anche esaltante, ma allo stesso tempo genera incertezza, ansia, paura di non farcela, di sbagliare.
Decisione
Ma che cosa significa decidere, soprattutto per un giovane?
Il Devoto Oli, dizionario della lingua italiana ci dà una mano, proponendo sinonimi come ‘risolvere’, ‘fissare’, ‘deliberare’, ‘stabilire’, ‘determinare’. Questi termini sono particolarmente forti se pensiamo alla condizione di un adolescente, normalmente caratterizzata da continui cambiamenti, incertezza, volubilità, ambivalenza.
Anche la radice latina del temine ci suggerisce termini come ‘separare’, ‘scegliere’, ‘selezionare’, ‘distinguere’, ‘rinunciare’, ‘valutare’, che ci pone di fronte al tema del confronto, della contrapposizione tra diverse opportunità e dell’abbandono di alcune realtà incontrate, conosciute, immaginate, soppesate magari faticosamente.
Decidere è quindi un fatto complesso, segnato da duplicità e momenti di ambivalenza. Scegliere significa allo stesso tempo prendere e lasciare, paragonare e distinguere, immaginare possibilità e stabilire impossibilità.
Decidere è uno spazio ricco di potenziali drammi emotivi e vere ‘tempeste’ di ragionamenti ma è anche la dimensione per osservare intriganti paradossi e lanciare stimolanti sfide.
Il contributo del coaching alla presa di decisione
Immaginare possibilità. Lanciare stimolanti sfide. Partiamo da qui.
“Il coaching comporta il dialogo tra un coach e un cliente con lo scopo di aiutare il cliente ad ottenere una vita appagante. Ciò si ottiene aiutando il cliente a stabilire cosa è importante per lui ed identificando i propri valori di riferimento. Con l’input del cliente, il coach co-elabora obiettivi basati sui valori e un piano per il loro raggiungimento. Attraverso la collaborazione, il coach supporta il cliente nel raggiungimento di tali obiettivi”.
Appare chiaro come la metodologia del coaching possa accompagnare un giovane a gestire i periodi di transizione particolarmente sfidanti e allenarlo ad usare le proprie risorse per realizzare gli obiettivi desiderati.
I cambiamenti a cui si affaccia un giovane richiedono anticipazioni positive dei futuri possibili, richiedono speranza, ottimismo, così come il coraggio di resistere alle minacce e alle difficoltà imparando, tutto sommato, a fare i conti con il rischio, con l’incertezza. E il coaching, influenzato dalla psicologia positiva, attribuisce all’incertezza e al rischio significati neutri se non addirittura positivi, considerandoli essenzialmente come sfida.
“Il coaching è una partnership continua progettata … per suscitare soluzione e strategie da parte del cliente, che è naturalmente creativo e pieno di risorse”.
L’approccio ‘costruttivo’ del coaching sostiene quindi il cliente a pensare ed agire secondo la dimensione della speranza che Snyder (2000) definisce come la motivazione che si nutre nei confronti della possibilità di conseguire determinati risultati e obiettivi.
Trovo correlazioni molto forti tra la metodologia del coaching e l’approccio cara alla psicologia psicologia positiva, che parla di speranza come capacità di:
a) mettere a fuoco chiaramente degli obiettivi (tramite descrizioni verbali o visualizzazioni)
b) individuare delle strategie specifiche per raggiungerli (individuare e pianificare i passi utili)
c) stimolare e sostenere la motivazione a usare queste strategie (dialogo interno positivo, ricerca delle strutture di supporto per incoraggiarsi al passo successivo)
Applicazione nel coaching
Applicazione a me, come coach
L’incertezza è una dimensione che naturalmente mi capita di abitare, nella mia vita e nel ruolo di coach.
Quindi mi accade di pensare come procedere nella sessione di coaching, poiché gli stimoli che il cliente propone sono molti e i possibili sviluppi del dialogo possono essere variamente interessanti, pur nel rispetto della sua agenda.
Governare l’incertezza come coach significa stare accanto al cliente con fiducia nelle risorse che possiede e a cui saprà attingere.
Governare l’incertezza significa decidere di rispettare la struttura della sessione grazie ai PCC Markers per favorire chiarezza di obiettivi, ascolto, approfondimento, consapevolezza e azione. Con i ragazzi in particolare penso sia importante il riconoscimento (acknowledgement) delle loro positività, che crea fiducia e sostiene la ‘ricerca-azione’ di tutte le informazioni (interne ed esterne a sé) necessarie a prendere decisioni, quindi a scegliere.
Applicazione alle sessioni di coaching
Stabilito l’obiettivo, decidere può richiedere diversi passaggi, implicando l’esplorazione di diversi ambiti: sebbene sia il coachee a stabilire la direzione da intraprendere, queste domande possono supportare le sessioni, toccando alcuni punti nodali che è noto intervengano nella scelta.
Verso l’azione
Il futuro è a portata di mano: come iniziare?
Il coaching è una partnership verso il risultato.
‘Lo sai: per te faccio un tifo da stadio’ è una frase dai toni volutamente eccessivi e scherzosi che ripeto ai miei figli quando voglio incoraggiarli e sostenerli: quando dico con fermezza che credo in loro e che sono con loro.
In cambio, i miei figli mi sorridono. Conoscono la loro mamma. Quello che sento per i miei coachees non è diverso: amo essere il loro supporter, che accompagna, ascolta, riconosce le positività, sostiene la raccolta di informazioni, favorisce la consapevolezza e incoraggia all’azione.
Nella mia professione sono accanto ai giovani e come esprime il mio modello di coaching ‘F.I.O.R.E.’, credo valga davvero la pena stare accanto ai ragazzi mentre iniziano a dirigere la propria vita come desiderano veramente.
La vita può assumere colori diversi a seconda di come la interpreti. Il coaching è efficace perché ti invita ad agire. Esplora chi sei, chiarisci ciò che vuoi, adotta un piano d’azione e vai!
Bibliografia
Orientamento in età evolutiva – A cura di Cristina Castelli (Franco Angeli editore)
La psicologia positiva per l’orientamento e il lavoro – A cura di Laura Nota e
Salvatore Soresi (Hogrefe Editore)
Verso la scuola superiore – M. Rosaria Mancinelli – (Alpha Test Editore)
ICA – Coach Foundation – What is coaching?
ICA – Coach Foundation – Ethics and Legalities
ICA skills program
ICA Power tools program
Note
*Una domanda potente: E i tuoi genitori…?
La famiglia ha un ruolo di grande importanza sullo sviluppo delle preferenze professionali dei figli e quindi sulle loro scelte scolastiche e professionali e future.
Poiché è stato ampiamente dimostrato che i familiari (non solo i genitori, anche i fratelli, etc.) esercitano un’influenza diretta o indiretta sui ragazzi, è utile ‘allargare lo sguardo’, consentendo ai ragazzi di ‘aprire’ al contesto familiare e valorizzare il tipo di supporto che i familiari offrono al processo decisionale.
Se il rapporto di coaching è normalmente ‘one to one’, in alcuni casi può essere appropriato coinvolgere direttamente i familiari, in modo da favorire lo scambio diretto di informazioni tra i principali attori del percorso.
Le aspirazioni e le aspettative della famiglia non devono essere demonizzate: spesso queste sono fondate su valutazioni adulte dei vincoli e delle opportunità che il mondo offre, nonché delle risorse del proprio adolescente.
Seppur non esaustive, le informazioni che vengono dalla famiglia possono essere utili e, una volta esplicitate, possono essere discusse e rinegoziate, in una prospettiva di arricchimento, distensione e condivisione.