A Coaching Model By Valeria Iannazzo, Coaching Per Studenti/Professori/Dirigenti Scolastici Coach, ITALY
Introduzione
Due ruoli in simbiosi
Sono approdata al coaching, perché affascinata da questo mondo capace di aprire una breccia, per un viaggio introspettivo in grado di rivoluzionare il modo di essere per sé stessi e per gli altri.
Un viaggio che, in primis, compie chi si prepara ad essere coach, per poi condurre chi nella vita sceglie di essere ciò che rappresenta la massima espressione di sé stesso.
Non avevo pensato all’ipotesi che questo percorso potesse intrecciarsi, fino a farne LA differenza, con la mia professione. Sono insegnante da oltre dieci anni, insegno a bambini/adolescenti disabili, e il mondo del coaching lo vedevo come qualcosa di parallelo alla mia professione, qualcosa da cui poterne trarre benefici indirettamente. Ma scoprirne ogni giorno sempre di più la rivoluzione che avrebbe potuto compiere in ambito scolastico è stato entusiasmante, oltre che rivelatorio. Cogliere il beneficio reciproco e il nutrimento che poteva esserci da questa simbiosi è stato arricchente.Un po’ come sentire una nuova linfa vitale, per un sistema chesoffre senza vie d’uscita e che vede nei membri che ne fanno parte (alunni, insegnanti e genitori) l’espressione di maggior disagio.
Stanchezza, vulnerabilità, apatia, disinteresse, inibizione, fragilità, senso di precarietà… in questi termini parecchie delle persone facenti parte del sistema, parlano riferendosi al modo di vivere la scuola. Ciò che mi ha stupita maggiormente durante un’intervista da me condotta,nella quale chiedevo come la scuola venisse vissuta settant’anni fa, l’intervistato narravale stesse dinamiche e vissuti, presenti nella scuola di oggi. Quanto emerso, mi ha fatto giungere alla conclusione che questo “mal di scuola” di cui oggi si parla, ha origini antiche, e che quindi non è solo attribuibile alla complessità dei saperi e delle relazioni di quest’epoca e rischiaogni giorno sempre più di travolgerci tutti. Non è auspicabile solo una ristrutturazione del sistema dall’alto, dai vertici che non vivono la quotidianità della scuola, che non colgono tutte le dinamiche del fare scuola. Èuna trasformazione che deve avere per protagonisti, chi di scuola si nutre ogni giorno e deve partire da una domanda: “La scuola che tutti vogliamo, come dovrebbe essere?”.
La domanda è foriera di molteplici risposte, ma qui vorreirestituirela mia idea di scuola, nata dall’esperienza di insegnante e arricchita e valorizzatadal mio percorso di coaching, con l’auspicio che possa diventare la scuola che tutti un giorno, vorranno abbracciare.
Auspico una scuola…
Che sceglie di cambiare prospettiva:
- passando da un apprendimento passivo, in cui io insegno-tu apprendi-io verifico, a unapprendimento attivo, in cui io educo-tu rielabori-entrambi ci arricchiamo.
- soffermandosi a percepire l’alunno nella sua complessità, per coglierne l’autenticità e peculiarità cognitiva e emozionale di ognuno.
- passando dall’istruire (concepito come l’atto del dare informazioni) all’educare (nel senso di portar fuori le potenzialità).
- concedendo ad ogni alunno il tempo e lo spazio per elaborare al meglio ciò che apprende, avvalendosi delle proprie potenzialità cognitive ed emozionali.
- capendo che educare la mente, implica sapere che la mente ha bisogno di essere nutrita di emozioni “di abbondanza”.
- perché tu insegnante sarai colui che farà la differenza, tra ciò che un bambino saprà fare da solo e ciò che sarà capace di fare se aiutato adeguatamente.
- diventando una scuola alleata dell’alunno e pronta a combattere l’errore, piuttosto che una scuola che giudica te, alleandosi con l’errore.
Facendo dell’errore (insito nella natura dei processi cerebrali), un indizio da cui partire, per capire dove l’alunno ha bisogno di supporto e come venirne fuori, piuttosto che colpevolizzare chi lo compie.
Imparando a leggere i processi emozionali di una mente che, quando apprende “sente emozioni”, calibrandosi per “quantità e qualità alle capacità e necessità dei ragazzi che devono apprendere”[1]
Infine, ma non per ordine d’importanza, nel desiderio di porre le premesse che mi hanno indotta a scegliere la mia nicchia, i miei clienti ed a elaborare il mio modello, auspico una scuola che:
Accompagni l’apprendimento con “emozioni di abbondanza” e non con “emozione di scarsità”.
Dove per “emozioni di abbondanza” s’intende: in primis gioia, allegria, motivazione ad apprendere, curiosità, coraggio ad affrontare una difficoltà e superarle, senso di completezza di sé,
conforto, senso di alleanza.
E per “emozioni di scarsità”: ansia, paura, senso di colpa, giudizio, noia, frustrazione, apatia, demotivazione, vergogna, impotenza, stress.
Puntare l’attenzione sulle emozioni è fondamentale, una conditio sine qua non, se si vuol parlare di un apprendimento e una scuola efficaci.
Questo in virtù di tanti studi che oggi più che mai, ci spiegano e dimostrano che:
“emozioni di scarsità” portano a segnali di alert, che dicono al cervello: “scappa da qui!”.
Se un apprendimento è accompagnato da queste emozioni, si genera a livello cerebrale, un vero cortocircuito, perché l’alunno ogni qual voltaripescherà dalla memoria quell’informazione, ne coglierà anche l’emozione provata in quel momento.
Viceversa, “emozioni di abbondanza”, rendono meno faticoso il processo di apprendimento, che intrinsecamente lo è, mandando segnali al cervello, che dicono: “cercami”.
Queste emozioni, inoltre, “riattivano circuiti dell’apprendimento e lasciano libere le funzioni cognitive che consentono d’imparare”[2] e stimolano l’interesse, la curiosità, la consapevolezza, la voglia di impegnarsi.
La mia nicchia e i miei clienti
Pensando e riflettendo sul mio percorso di coaching ho visto in maniera più chiara e definita il mio profilo professionale che, come racconto in queste pagine, nasce da una simbiosi. È intuibile che il mio essere insegnante e il mio essere coach saranno due percorsi distinti, ma si nutriranno vicendevolmente dell’esperienza acquisita nelle due professioni. Da qui il passo è breve per dire che la nicchia a cui si rivolge il mio coaching è tutto il mondo che coinvolge il processo di apprendimento: dirigenti scolastici, insegnanti, genitori e alunni.
A dirigenti scolastici che:
- vogliono una scuola diversa, che si approcci in maniera olistica allo studente
- desiderano supportare con strumenti appropriati gli insegnanti
- facciano della scuola un luogo di dialogo e confronto
A insegnanti che:
- vogliono scoprire in cosa e in che modo possono fare la differenza per gli alunni e la scuola
- desiderano svolgere il proprio ruolo con consapevolezza
- vogliono nutrire il meglio dei loro alunni
- desiderano essere consapevoli dei processi emotivi che accompagnano l’apprendimento
- ogni giorno si impegnano in una sfida professionale, per crescere e offrire di più
- diventano sempre più competenti a stabilire il “carico di studio ottimale” per ogni alunno
- puntano a rimanere focalizzati sulla qualità dell’apprendimento
- determinati nell’esprimere le loro potenzialità educative
- non vedono alunni difficili o incapaci, ma in ognuno, potenziali da portare alla luce
- scelgono e non subisconoquesta professione
- “prima di entrare in classe si domandano come si sentono e se possono fare qualcosa per stare meglio”
A genitori che:
- hanno come finela qualità dell’apprendimento del proprio figlio e non la performance migliore nel momento della valutazione
- si mettono in ascolto rispetto alle attitudini del loro figlio, piuttosto che rispetto alle proprie aspettative
- si mostrano alleati e sostenitori del proprio figlio, rispetto all’apprendimento
- guidano sempre di più il proprio figlio verso l’autonomia e l’autogestione del proprio apprendimento
Ad alunni che:
-
- vogliono essere protagonisti del loro apprendimento
- desiderano conoscere le loro emozioni e dargli un nome
- sentono il bisogno di vivere la scuola come un percorso che accompagna verso l’autonomia
- si prendono il tempo per rendere ciò che apprendono un’informazione arricchita dalla loro esperienza
- vivono la scuola come un momento di crescita e non solo di verifica e valutazione
- si aprono ad un atteggiamento di curiosità
- si pongono in una prospettiva di apprendimento attivo e non passivo
- sono alla ricerca di una motivazione sempre più grande ad apprendere
- vogliono sentire “che lo studio nutre ciò che sono e saranno”
- desiderano sentirsi capaci di raggiungere gli obiettivi e di porsene sempre di più in modo autonomo
- sentono di poter migliorare sempre di più
- fanno dell’errore un momento su cui riflettere per costruire e non incorrervi più
IL Mio Modello Di Coaching: Una Scuola GAIA
G Gioia
A(Di) Apprendere
I Insegnando
A Allegramente
Ho scelto di chiamare il mio modello: Una scuola GAIA, nel senso di una scuola allegra, festevole; una scuola in cui tutti i membri che ne fanno parte siano protagonisti attivi, all’interno di un processo, quello dell’apprendimento, che facile non è, ma che lo si può rendere efficace e soprattutto alimentato e nutrito di “emozioni di abbondanza”.
GIOIA: dove con ciò si vogliono includere tutte quelle emozioni che generano una sensazione di abbondanza. Diventare consapevoli delle emozioni che si vogliono abbracciare e degli effetti che queste producono è potente. Questo contempla un lavoro di esplorazione di sé stessi, delle emozioni che predominano nel proprio processo di apprendimento, nel modo in cui si sente e si vive la scuola. Significa anche scegliere cosa farne di quelle emozioni, quali nutrire e quali no e immaginare, in un atto creativo, quelle che si sceglie di accogliere per poi imparare a nutrirle giorno dopo giorno.
APPRENDERE: quanto sia importante, delicato e pervasivo, questo processo, porta ancor di più a riflettere su come viene vissuto, come ci si sente in quel momento, che emozioni predominano, cosa comporta il viverlo bene e il viverlo male, quali conseguenze e impatti ha sul presente e sul futuro, cosa significa viverlo accompagnandolo con “emozioni di abbondanza” e cosa, viverlo con “emozioni di scarsità”, sentire quali emozioni si vogliono vivere nel momento in cui si apprende e lavorare e agire per nutrirle e mantenerle.
INSEGNARE: avere consapevolezza di questa azione, di come si vuole essere in quel contesto, degli effetti che produce su tutti gli attori coinvolti nel processo, genera una sensazione di sicurezza, di determinazione e di stabilità. Soffermarsi a riflettere su come si è in quel contesto, sul come si vuole essere, quali emozioni dominano la scena, aiuta a vivere quel momento da protagonisti e a non sentirsi in un contesto precario e fragile. Questo momento di riflessione che ci si concede, aiuta a rifocalizzarsi, ad avere chiaro il focus a ritrovare i valori che ti hanno fatto scegliere di essere insegnate e le emozioni che vuoi nutrire e trasmettere a te e agli altri.
ALLEGRAMENTE: significa rendere consapevoli, tutti i protagonisti del processo di apprendimento,
che ciò che può fare la differenza a scuola, è apprendere con allegria. Allegria, risata, gioia, “riducono lo stress, l’ansia e la tensione, ci fa sentire più vitali ed energici”.
Acquisire questo atteggiamento, induce a migliorare la visione di sé stessi in relazione agli altri, porta a percepirsi più vicini gli uni agli altri, aiuta a sviluppare un’identità di gruppo e solidarietà.
Approdare a questo modo di essere, ci permette di vedere come il nutrirsi di “emozioni di abbondanza”, ci muove verso l’altro e crea dinamismo.
Ruolo Del Coach
In questo processo il coach, in una partnership fatta di: fiducia, ascolto attivo, sicurezza, domande potenti, feedback, ti accompagnanell’ acquisire sempre più consapevolezza, ad apprendere chi sei, quali sono i tuoi valori, le emozioni che ti guidano, a vedere ciò che è funzionale a raggiungere i tuoi obiettivi,a individuare ciò che ti ostacola, quali motivazioni ti spingono ad agire, ad acquisire consapevolezza, ad accettare ciò che emerge di sé stessi e della propria vita, per poi decidere cosa farne. In questo percorso di apprendimento, si arriva a scegliere e visualizzare una nuova prospettiva, che consente di raggiungere i propri obiettivi. Un percorso che trova il suo apice nell’azione, che viene agevolata e supportata da risorse e supporti esterni. Al fine di garantire l’azione, si individuano i possibili ostacoli, si trovano le soluzioni per questi ultimi e si responsabilizza il cliente nel compierla. Il tutto in uno spazio protetto, che viene creato per permettere al cliente di esprimere il suo mondo interiore, osservarlo, dargli forma, trovare soluzioni, individuare strade e percorsi nuovi e progettare l’azione che corona tutto il percorso.
Conclusioni
Il modello sopra esposto non ha la pretesa di essere esaustivo, ma traccia un percorso che per ognuno assumerà una forma e un valore diverso. Le sessioni di coaching, nascono come un percorso che il cliente compirà con lo scopo di acquisire un processo che lo renderà via via sempre più autonomo nel raggiungimento dei propri obiettivi. Ogni percorso si apre con una sessione che ha la funzione di “discovery”, che permette di verificare la sintonia esistente tra coach e cliente, la compatibilità tra le parti, fissare gli obiettivi e definire le modalità del percorso.
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Your Coaching Model reflects your values,
philosophies, and beliefs and must communicate who you will coach
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References
[1]D. Lucangeli, “Cinque Lezioni Leggere Sull’Emozione Di Apprendere”, Edizioni Centro Studi Erikson 2019
[2] D. Lucangeli, Op. Cit.