Coaching Case Study By Carmen Barbati
(Life Coach ITALY)
1. Who are the main players in this case study
Anna lavora da circa 6 anni in una grande multinazionale e il suo lavoro da “Brand Developer Manager” non le da più ciò che cerca in termini di gratificazione e realizzazione lavorativa. Quando mi contatta mi spiega che si sente insofferente e in una situazione di stallo. Inoltre aggiunge che anche a casa le cose con suo marito non vanno per il meglio e che, in generale, da circa un anno, va avanti per inerzia, non é più motivata e la sua autostima è calata di molto.
2. What is the core problem or challenge you applied your coaching skills to?
Quando le chiedo che cosa si aspetta dalla nostra sessione di coaching, Anna chiarisce che è in cerca di una guida che la aiuti a capire cosa le stia accadendo, perché quel lavoro, per cui aveva studiato e combattuto tanto, non la stimola piú ; inoltre mi spiega che al momento non se la sente di cercare un altro lavoro perché non saprebbe che direzione prendere e cosa cercare . Chiedo ad Anna se ha parlato con qualcuno di questo suo stato d’animo e dalle sue risposte capisco che si sente incompresa in primis da suo marito e poi dalla sua migliore amica che, puntualmente, le sottolinea il fatto di quanto si debba ritenere fortunata ad avere un lavoro come quello.
2. What specific coaching skills or approach did you use in this case?
Osservo Anna e noto che, mentre mi parla, ha lo sguardo rivolto verso il basso; le faccio notare questo e le chiedo quali altri pensieri ci siano dietro a quello sguardo, ricordandole che puó esprimersi liberamente e che io sono li’ per ascoltarla e aiutarla.
Aver ricordato ad Anna che quello era uno spazio assolutamente confidenziale e che io ero lí non per giudicarla ma per sostenerla, le ha permesso di lasciarsi andare e esplorare più in profonditá le sue emozioni, i suoi pensieri, le sue paure e le sue frustrazioni. La riflessione sul suo sguardo basso, ha portato Anna a realizzare che quel suo disagio interiore é evidente anche dall’esterno e che lei non si piace piú. Comincia ad esplorare i suoi comportamenti, i suoi valori e afferma che quella non era la VERA ANNA.
A quel punto le chiedo:
“E chi é la VERA Anna”? Questa domanda ha permesso ad Anna di riscoprire i suoi punti di forza, le sue risorse interiori. Nel descrivermi la vera Anna, l’energia che trapela dalle sue parole é ben diversa e la luce nei suoi occhi rispecchia la voglia di riconnettersi con la sua vera natura.
Ho accompagnato Anna nella sua esplorazione interiore e mi sono soffermata su una caratteristica da lei citata piú volte: il suo lato creativo.
Le ho chiesto se aveva voglia di approfondire questo aspetto ed é proprio in questa occasione che la mia cliente ha avuto un “Aha moment”. Parlando é emerso come il suo lato creativo era stato represso cosí tanto che si era addirittura dimenticata di quanto importante fosse per lei coltivarlo e di come invece avrebbe potuto eccellere in un ambiente lavorativo diverso. Cominciò infatti a delinearsi che l’origine della sua frustrazione stava nel fatto che lei di natura era una che prendeva l’iniziativa, una creativa, una che adorava trovare soluzioni ma la tipologia del suo lavoro richiedeva che le cose fossero svolte secondo rigidi parametri del tipo “qui le cose funzionano così e basta”. Questo si é quindi rivelato essere uno dei motivi per cui Anna non trovava piú stimoli nel suo lavoro.
3. Explain your process in detail
Sin dall’inizio é stato fondamentale creare uno “spazio sicuro” e una relazione di fiducia tra di noi; questo ha permesso alla mia cliente di aprirsi completamente e parlare in maniera onesta di ciò che prova. Ció che ha permesso di andare oltre al racconto di Anna, é stato osservare il linguaggio non verbale (lo sguardo basso). Questo é stato un momento importante che ha portato Anna a riflettere su di sé e a “vedersi” dall’esterno (cambio di prospettiva ). A questo punto, l’utilizzo della domanda potente “Chi é la vera Anna” ha cambiato il tono della sessione. Cercando una risposta, Anna si é focalizzata sui suoi punti di forza, su ció che la contraddistingue e la motiva citando molte volte il suo “lato creativo” . L’esplorazione del linguaggio utilizzato, in questo caso, é stato fondamentale perché ha portato la mia cliente ad avere un “Aha moment”; tra le domande fatte, le seguenti sono quelle che hanno portato la mia cliente ad un nuovo livello di auto-consapevolezza e chiarezza su che cosa stesse ricercando:
4. What were the results of your process? Was your coaching/program effective? Why? Why not?
Attraverso un esercizio di brainstorming Anna ha identificato alcune possibili mosse da effettuare sul lavoro (tra cui chiedere di cambiare progetto lavorativo) e nella vita personale (riprendere a disegnare e creare le sue illustrazioni). Alla fine della sessione percepisco una gran carica energetica e capisco che, grazie a questa sessione di coaching, nei pensieri bui di Anna é entrata un po’ di luce.
5. If you could approach this problem again, what would you do differently?
Mi sarebbe piaciuto “sfidare” di piú la mia cliente e aver piú coraggio nel condividere osservazioni e feedback. Probabilmente l’avrebbero aiutata a vedere la sua situazione sotto un’ottica diversa.
6. What are the top 3 things you learnt from this experience?
1) E’ fondamentale che si crei la giusta connessione tra coach e cliente. Se non c’è fiducia o il cliente oppone resistenze ad esplorare in profonditá le sue emozioni e stati d’animo, la magia del coaching non puó avvenire.
2) Ho toccato con mano il potere dell’ascolto attivo: osservare il cliente nella sua totalitá (come parla, come si muove e nel mio caso dove guarda) e quindi prestare attenzione al linguaggio non verbale puó essere la chiave per aprire porte a pensieri e credenze limitanti che non sarebbero venuti a galla altrimenti.
3) La connessione con la mia cliente, seguire il suo flusso di pensieri e non preoccuparmi troppo delle domande da porre ma piuttosto farmi guidare dalla mia curiositá e istinto, puó portare a risultati sorprendenti.