A Coaching Power Tool By Giovanna Francesca Golia, Business and Transformational Coach, ITALY
Growth by Comfort vs. Growth by Discomfort: Comfort vs. Discomfort
Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, pria quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. (A. Manzoni, I Promessi Sposi)
Il tema del power tool deriva da una serie di riflessioni legate alla mia esperienza professionale come Senior HR Assessor maturata in tanti anni di lavorocon aziende diverseper lo sviluppo delle competenze di leadership, dai giovani talenti ai senior manager. Ciò che ha sempre accomunato le mie osservazioni e le relative valutazioni delle soft-skills è che le persone possano fare “stretching” rispetto alle competenze gestionali attesesolo se e quando messe in un contesto out-of-the-comfort-zone, in modo da utilizzare le proprie risorse attuali o potenziali, senza condizionamenti imposti dal contesto lavorativo.
D’altro canto, all’interno delle organizzazioni è molto difficile prendere le distanze dalle logiche tipiche della società performativa, in base a cui i profitti ed i risultatidevono essere conseguiti e mantenuti a tutti costi, nonostante i limiti di risorse economiche, temporali, di persone, di strumenti e di energie, pena la sopravvivenza dell’azienda stessa.
Tutto ciò genera inevitabilmente nelle persone delle sensazioni di grande disagio e frustrazione di fronte a situazioni di sfida che, invece, rappresentano delle vere e proprie opportunità di apprendimento e crescita. Spesso capita che le persone si sentano smarrite davanti all’ignoto, con la conseguenza che, a volte, piuttosto che compiere dei passi falsi, prevalgano immobilismo o passività.
Il mio proposito con questo power tool è illustrare comesi possa passare dalla logica per cui l’apprendimento e la crescita siano garantiti solo quando ci si trova in una zona di comfort a quella per cui l’apprendimento e la crescita possano essere addirittura amplificati quando ci si trova in una dimensione di discomfort.Collegandomi a quantoafferma Peter Briegman, “While the act of learning is primarily intellectual, behavioral, or methodological, the experience of learning is primarily emotional”, la miaintenzione è usare il coaching peresplorare le emozionicoinvolte in tale dinamica e, in ultima analisi, agevolareun cambio di prospettiva, in modo tale che la stessa esperienza di sfida o di crescita possa trasformarsi nell’ossimoro di un discomfort confortevole!
Growth by Comfort vs. Growth by Discomfort: Find It – La Comfort Zone
Una delle immagini più evocative per definire il concetto di comfort è quella del divano, le cui caratteristiche peculiari, quali ad esempio morbidezza, ampiezza e comodità sono note e riconosciute. |
Se all’interno della stessa stanza si trovasse ad entrare un elefante, quelle stesse caratteristiche verrebbero subito meno, lasciando il posto ad un forte disagio sia per i presenti che per l’animale stesso. |
Da cosa si può riconoscere, allora, la differenza tra COMFORT e DISCOMFORT?
Sicurezza |
vs |
Insicurezza |
Conferme |
vs |
Dubbi |
Consenso |
vs |
Potenziale conflitto |
Abitudine |
vs |
Novità |
Prestazione |
vs |
Tentativo |
Risultato |
vs |
Processo |
Rigetto dell’errore |
vs |
Certezza dell’errore |
Già in questa fase le domande del coach possono esplorare alcune delle dimensioni sopra elencate, per consentire una visualizzazione completa e significativa per il cliente. La metafora del divano è meramente esemplificativa e il cliente può cercare delle immagini che sente vicine a sé, associandole ai concetti di comfort e discomfort.
Feel It – Le Emozioni
In questa fase è molto utile individuare le specifiche emozioni che il cliente vive in entrambe le dimensionidi COMFORT/DISCOMFORT, andando in profondità laddove emergano collegamenti con i valori della persona e/o con alcune convinzioni limitanti. Inoltre, assieme alla possibilità di dare un nome a tali emozioni e alocalizzarle anche rispetto alle parti del corpo coinvolte dalle stesse, il coach può invitare il cliente ad individuare la strada che reputa più efficace per usarlein svariati modi, ad esempio per trattenerle, superarle, trasformarle o lasciarle andare.
Frame It – Benefit Mindset
Basandosi sulla teoriadel Growth Mindset elaborata da Carole Dweck, successivamente ripresa e completata da Ash Buchanan secondo una cornice più ampia del BenefitMindset, la fase del framing porta il cliente ad individuare quali possibili azioni intraprendere per navigare il discomfortsecondo una logica di crescita e di beneficio.
Le domande da formulare potrebbero essere:
- Cosa fai per superare le sfide quando ti si presentano?
- In che modo riesci a superare gli ostacoli nelle situazioni critiche?
- Come usi le tue energie?
- Come affronti le critiche?
- Come celebri i progressi?
Flip It – Cambio Di Prospettiva
La sfida finale da affrontare, ricollegandosi alle immagini presentate sopra, è riuscire a fare entrare l’elefante nella stanza, rendendo il divano comodo per accogliere tanto gli abitanti della casa quanto contenere la sua scomoda proboscide…
Il cambio di prospettiva prevede il passaggio dal NOW allo YET, come presume Dweck, per cui lo stesso DISCOMFORT si possa vedere e vivere come NON ANCORA piuttosto che ORA. Per facilitare la transizione, alcune leve/domande da utilizzare sono:
- Curiosità: cosa ti affascina di più in una situazione di discomfort?
- Fiducia: quali sono i primi traguardi che puoi raggiungere?
- Confronto: chi/cosa ti può supportare?
- Divertimento: in che modo puoi rendere l’esperienza più piacevole?
Questo cambio fa in modo che anche il fallimento (NOW) non sia da nascondere o sanzionare, bensì sia vissuto come un’opportunità (YET) per poter analizzare ciò che è accaduto e, sulla base di ciò, assumere dei nuovi punti di vista che permetteranno di evitarlo nel futuro e di vivere il discomfortcome una dimensione di normalità piuttosto che di straordinarietà, rendendolo quanto più confortevole possibile.
Conclusioni
Il passaggio dalla “tirannia della O alla sinergia della E” sembra molto più semplice a dirsi che non a farsi. Le certezze aiutano a vivere meglio, la continuità genera eredità, le persone così come le organizzazioni creano valore che va conservato e preservato. L’umanità e la società procedono ed evolvono in base a cicli di traguardi e sconfitte e nessuno può esimersi da tale dinamica. Ciò che ciascuna persona può fare per contribuire ad una vita ricca di significato e trovare il proprio spazio, che sia,appunto, quanto più confortevole pur all’interno di un continuo discomfort.
Allego il link di un video di un testo palindromo, dal titolo Lost Generation, che illustra perfettamente come il cambio di prospettiva sia tanto possibile quando auspicabile. https://www.youtube.com/watch?v=dIEDuRcchjI
Riferimenti Bibliografici
The Power of Discomfort, Verastrauch, Tedxberlin, https://www.youtube.com/Watch?V=kqufmrjy9qw&List=rdlvkqufmrjy9qw
The Power of Believing That You Can Improve, Carol Dweck, https://www.ted.com/Talks/carol_dweck_the_power_of_believing_that_you_can_improve
https://benefitmindset.com/
Learning Is Supposed to Feel Uncomfortable, Peter Bregman, Harward Business Review, Agosto 2019
La Società Della Performance. Come Uscire Dalla Caverna. (Andrea Colamedici, Maura Gancitano Edizioni Tlon), 2018